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c' ho messo una stella

Monday, October 23, 2006

boh

in conclusione: arriveranno tempi migliori (eh se arriveranno)

Son stanco. Davvero. Son stufo.
Ieri notte, ero nel letto. Pensavo di me. E al fatto che uno possa sbattersi così tanto sulla rete senza concludere una mazza. Commenta va fa dice posta linca e riceve VISITATORI. Uella.

Probabilmente mi son stufato. Di me. Capita. A me capita.
Non voglio più lavorare. Mi son rotto i cojjoni di lavorare. Di più: quel lavoro lì mi ha rotto. Sono fisicamente stanco. Cerebralmente stanco. Leso da quello che quando voglio descriverlo mi viene solo da dire boh, abbassando le labbra perché non lo so.

Non posso più portare me stesso in mezzo a certa gente che davvero io non so dire.
Credevo di sapere qualcosa che loro non sapessero. Invece no. Io lì in mezzo mi sento ESTRANEO. Un'altra cosa. Le uniche persone con cui mi piace stare cinque minuti, son quelle che di solito non parlano mai. O lo fanno pochissimo. E di solito non sono né italiani né persone che credono di essere normali.

Anni fa, credo tre, ero più o meno a questi livelli. Quando arrivavo al lavoro, i miei amici erano due ragazze e un ragazzo, down. Loro tre mi venivano in contro, facevano gruppetto intorno a me, mentre, in sosta, fumavo la mia sigaretta.

Più di tutti c'era G. Lei ha una quarantina d'anni. E' down e sa di esserlo:
"perché ci mettono tutti insieme nella fila, a noi? io lo so che non son normale ma quelle cose lì le sanno fare tutti. Perché non mi mettono insieme agli altri? Diglielo"

Ora. Stasera, ieri notte. Settimana l'altra.

Il lavoro degli operai, in Italia, fa ridere. Quelli che fanno ancora più ridere sono i sindacati. In una assemblea delle loro, il sindacalista parlava con parole come "infami" "profondamente ingiusto" e altre tipiche cose. Ma il linguaggio era pesante. Voleva creare l'effetto, che non ha creato. La stessa persona, il sabato mattina seguente, faceva il suo bravo straordinario. Con una macchinetta lavapavimenti in mano e con la solita faccia da sindacalista. "magari c'ha bisogno"

Domani sarà lo stesso. Appena ti svegli senti già il sapore aspro della vita, ti entra nel cervello la prima immagine dopo tutti quei sogni. Ma io già penso al mio lavoro. Appeno sveglio. Penso eternamente che quello no che non lo è il mio lavoro allora vai altrove cambia lavoro dai retta a me. Grazie.

Mi son rotto. La cosa più brutta e che non riesco a sentirmi responsabile. Un mese fa col mio ingegniere, quello che stimo, quello a cui credo, ci ho parlato. E, in segno di amicizia, gliel'ho confidato. Che come stavano facendo poteva diventar pericoloso. Perché alla gente, all'operaio semplice o complicato, stava passando la voglia. Se posso non farlo, io non lo faccio. Se posso non venire, io non vengo ("mi metto in malattìa"). Se posso non alzare questa cosa da terra, io la lascio lì. Io per primo mi son detto stufo, che quell'ambiente mi stava togliendo tutta la voglia ed ogni fantasìa. Perdevo in interesse. Ma venivo pagato all'esatto ed identico modo. La qualità del mio lavoro, poss'essere anche lavare un pavimento, l'ho sempre ritenuta il mio punto forte e sicuro. Ora no. Non più.

Ho chiesto di cambiare, crescere, far qualcosa d'altro. Perché tre anni a far l'automa, con il cervello in ferie, con quella gente intorno, a me sembrava esagerato. Mi sembra pesantissimo. Mi sembra immane. Mi sembra annullante. Mi sembra.

Mi sembra un danno quasi irreparabile, comodamente accettato perché ho creduto non vi fosse il bisogno di spiegarlo.

Devo staccarmi dal ridere a vedere che riesco a far la ricerca ajax e mollare tutto, bestemmiare dentro e fortissimo, per venire lì a riempire una cassa con delle palle. Scioglievoli.






































































fanculo.

Thursday, October 19, 2006

chi ha voglia di scrivere usa blogspot

guardavo colla coda dell'occhio lì sotto quel post che si chiama "reader su linux io ci provo" e pensavo che son surreale divertente e quasi comico, a volte.

dunque, la storia, più o meno è questa...

Mi son accorto che banfo, trollo e non capisco.
Mi son accorto che di "trumoni", seghe, mentali me ne fo' a bizzeffe fino ad inciampar nell'occhiaia.
Mi son pure accorto che non segue per nulla i consigli che mi dan la gente.
Ed anche, che mai mi presento. Uno si nasconde quando se la mena. Quando ha la paglia, di lì dietro. Quando, ossìa, gà qualcosa che non và.

Mi son ritrovato, allora, ad innervosirmi ieri, parlando col Massimo della Niu Economi. Anni, anni, ed anni che sapevo ci fosse quel blog dal nome divertente. Per poi ritrovarmici ossessivo a commentare e firmarmi col un nick, "flauto veloce", "viola a strisce", "krubborg" "kroo" "goo" e altre nomignoli da Grande Puffo, o da Puffetta, o da Quattrocchi.

Caiazza, hai rotto i coglioni.

Ed è così, che alla fine, dopo lo studio mi son ritrovato in cameretta a pensare ch'al militare non ci volevo andare. Avevo paura, allora piuttosto preferii lo studio. Camera di Commercio. CEE, una volta la si chiamava così. Corso Qualità.

1190 ore. di bellissimo marketing. di grandissime troiate chiamate iso novemila. Uno, due tre e poi forse addirittura 4.

Arrivò la cartolina, azzurra. Pianti da queer. Paura reale. Real fear perché poi, mi son ritrovato a dire che io non volevo sparar. A litigare coi superiori.
L'altro giorno ho trovato una Audio Cassetta, perché allora mi portavo dietro un registratorino. Quasi sempre. E c'era Vardiero. Il mio caporale al car. Emozionante, mi veniva ancora da piangere, come quando ho salutato tutti i lacrimanti, e mi son congedato. I militari, in certi momenti particolari, son molto queer, molto gay. Davvero.


Il militare, comunque ti vada, il suo effetto lo porta. A distanza di quattordici anni io mi porto un tic, un VHS e un attestato di benemerenza firmato dal Generale. Più un fracco e mezzo di altre cose, e dei ricordi.

Lo stile, il solito. Come a scuola, come al militare, come sul blog. Come al lavoro.

Finito il tutto, assolti i doveri, mi dicevano che dovevo trovar lavoro. Il computer, all'ora, erano delle cose che servivano per fare le ricerche ("devo fare una ricerca sulla Spagna" provai a dire). Mi dissero che dovevo lavorare. Anche nei Sims funziona così. "Il lavoro non te lo portano in camera", mi dicevano, "lo devi cercare sul giornale". Corriere Lavoro. L'Occasione, La Prealpina. Scelsi SecondaMano. Ma per gli annunci porno.

Un giorno aprirono la porta della mia camera e mi portarono un lavoro. Si chiamava lindesprungli. Mah. Operaio. Mah. Stagionale. Mah. Mi daranno dei soldi, non farò lo stagista fotocopista?

Sì. E Lindt fu. Il primo giorno di lavoro, erano le otto meno un quarto, e pioveva fortissimo. Io non ho l'ombrello, non ce l'ho mai avuto. Il portinaio mi dice di aspettare. Fuori. Ma piove. Alle otto e un quarto qualcuno mi venne a ritirare. Nel frattempo avevano fatto la conta a chi doveva bagnarsi, non voleva uscire nessuno. Bagnato fradicio mi son vestito di bianco per la prima volta e mi hanno presentato, così, mezzo fradicio ancora.

Sulla porta dell'ufficio, dopo che avevano annunciato "quello nuovo", una signora (che ora mi vuol bene, però) disse: "ma noi avevamo chiesto un uomo..."

Cominciamo bene. Non mi lasciarono più, per sei anni. Anzi no, per sei stagioni. La mia era una mansione stagionale in una ditta stagionale che vendeva prodotti stagionali. Per me la stagione non esiste più. Quando tu sei lì lì per festeggiare il Santo Natale io stò lavorando la Pasqua. Quando tu sguazzi nel mare di Sicilia, ad Agosto, io, magari sto ficcando nel culo i cioccolatini alla Befana, e così via.

Son passati dieci anni. Forse, non ricordo.

Intanto, grazie alla fava di cacao, la prima stagione, ho comprato il mio primo computer. Alla terza sono andato fuori dai maroni e mi son messo a viver pei fatti miei. E ho acceso Internet su ON. Si chiamava Libero. Cinquantasei cappa. Usavo il nomignolo che finiva con "corp". Ero già un grande!

Poi scoprii Windows. Poi Microsoft, ed ora ho lì una montagna di cd di TechNet. E' incredibile quanto software macini ogni giorno il Mulino di Zio Bill.

Ho odiato Microsoft. Poi no, ho incontrato virtualmente il Verme. Ci ho parlato addirittura. E' stato quello che noi, in produzione, lo si chiama Flash. E non c'entra nulla con Macromedia.

Poi mi è successa qualche altra cosa.

Poi ieri mi sono immobilizzato davanti a Niccolò Lapidari. Immobilizzato.

Poi, sempre ieri, ho conosciuto virtualmente Massimo. E allora ho scritto costì. Ad un certo punto, poi, in tutto questo, è arrivato Google.


(per massimo, seriamente, forse:

  1. coop, gdrive e nel futuro credo cocomment
  2. coop, base, e basta!
  3. perché son fatti con me e su di me, come tra una giacca cucita a mano ed una di carrefur
BONUS: passami la canna, max, ch'è una vita che l'hai)

Wednesday, October 04, 2006

Effetto Garage

"Google come i salmoni" ha titolato Kappero.com, e tra tutti i titoli (alcuni davvero romantici con parole come "culla" "sogno") è il migliore: sia per significato che per colore dell'immagine.



A me la storia del Garage un po' ha fatto pensare. A dir la verità son due mesi e qualcosa che ci penso: voglio tornare indietro anche io, ho voglia di html.

Davvero tutto stò bloggare inizia a darmi un po' fastidio. Blogroll? io voglio ritornare alla mia pagina dei links, alla mia pagina scarna, a spostar qui e là...
Trackback? Php? Captcha? (a proposito si dovrebbe anche discutere del Marchio captcha)

Poi oggi, con un po' di ritardo, leggo quella sottospecie di newsletter che Dreamhost si ostina a mandarmi ogni mese: è finito il tempo dello SPAZIO WEB. Quelli di Dreamhost son davvero fuori di testa: qualcosa come 200 Gigabytes... è come su Gmail, lo spazio non è più un problema. Edio davvero non ci penso più.

Mi viene voglia, a legger quella newsletter a farne una pure io, allora m'è ritornato in mente quel vecchio sito in cui passavo le ore a scegliere il mio template. Ne avrò scaricati centinaia... Ora Open Source Web Design è cresciuto e si è messo l'abito nuovo e ben più giovane.

Io ho deciso: torno all'html... più AJAX... naturalmente ;-)

Reader su Linux: ci provo

Reader ha sempre riceuto critiche non felici. Specialmente nei gruppi, evidentemente perché rss è un argomento su cui qualcun altro ha puntato il proprio sguardo...

Tant'è, di solito le applicazioni Google (ad esclusione dei veri e propri software come Google Earth) viaggiano quantomeno più veloci su Linux che su Windows.



Però: me l'hanno già dato del fanatico Google. Ed anche, ultimamente, di "rana evangelista Linux" (non che sìa un grosso problema). Ma se dovessi ascoltarVi tutti, io non sarei più io ;-) ... se avessi dovuto ascoltare le critiche stile novella4500, a questo punto non sapevo né cos'era Backrub, né tantomeno ero uno degli affezionanti utilizzatori del Google Reader...

E' anche vero che il Lettore si è cambiato un po' l'abito, ha mollato questioni secolari come l'adozione dei TAGS, ha ceduto alla guerra dell'etichetta e son apparse le Folders. Ora: lo posso giurare. Io quando vedo "folder" dentro Google un po' mi preoccupo ("mi fa specie" direbbero qui)

Sarà: Reader, ragazzi (e ragazze) scorre via veloce. E' facile. Su Linux è un piacere, è davvero un Giornale. Io fossi Google Italia, mi batterei furiosamente per chiamarlo Google Giornale nell'edizione italiana (resterà "reader", scommettiamo?) ;-)

Non riesco a farla, una recensione io. Son troppo sentimentale.

Monday, October 02, 2006

Giornalisti contro Bloggers: la coda



è come dire che i blogger son meglio o no dei giornalisti. Oggi è il 3 Ottobre 2006.

Sunday, October 01, 2006

E' un gioco (da ragazzi)




Ci son riuscito!

C'è Fedora di la

Il rapporto che un utente Windows instaura con Linux è sempre diverso, secondo me. Ma di base rimane forse il motivo che spinge alla prova, al cambiamento.

Come e perché ci riprovo io, ad esempio, deriva da un mio recente simil-ragionamento: tra un po' dovrò ingegnarmi per avere Vista. Invece, Fedora cresce di versione e ora è di là che scarica i suoi bravi aggiornamenti.

Solo una cosa, anzi due, e puramente gicch: il logo col DNA in blu e l'icona animata coi pallini. Pauer.